Per alcuni è già troppo tardi. L’accettazione del mercato come unica prospettiva per definire il futuro, l’affermazione globale dell’arrogante populismo coloniale, il ritorno dei poteri oligarchici e l’accentuarsi di crisi decennali irrisolte sembrano non lasciare scampo ad alternative.
Nessun continente può dirsi escluso: il numero di conflitti armati nell’ultimo anno è il più alto dal 1945.
La polarizzazione globale che obbliga a schieramenti e fazioni dimentica che le guerre sono tutte diverse per cause, origini, sviluppi ma allo stesso tempo sono tutte uguali: provocano morte, sofferenza, privazione, negazione di ogni diritto.
Fin dalla nascita del progetto Non Dalla Guerra ormai 10 anni fa abbiamo ribadito e cercato di ricordare che ogni situazione di insicurezza nasce dal silenzio, dalle discriminazioni quotidiane, dall’assenza di dialogo, dalla costruzione di muri dove dovrebbero esserci ponti, dall’idea che la guerra c’è da sempre e sempre ci sarà.
Di fronte a una realtà destinata a non durare a lungo, non possiamo limitarci a lasciare spazio alla speranza. Poiché, come diceva Günther Anders, “a causa della speranza non agirà più nessuno”.
Scegliamo invece di batterci concretamente, giorno per giorno, prendendo posizione contro il non rispetto dei diritti umani, per rovesciare un ordine ingiusto e far sentire la voce di chi crede che un futuro senza guerre è possibile.
Non Dalla Guerra significa pensare alla Pace non solo come assenza di guerra, ma come rovesciamento di uno status quo oppressivo e ingiusto, da contrastare provando ad incidere radicalmente su chi esercita il potere, costringendolo a cambiare rotta.
Vogliamo eliminare la guerra? Rendiamo la pace un obiettivo realizzabile. Smettiamola di immaginare la pace solo attraverso le sue bandiere e i suoi gessetti colorati e battiamoci per fermare la produzione e la vendita di armi, accettando la necessità impellente di un cambiamento radicale e culturale nella nostra società.
Il percorso che ci attende è complicato e richiede impegno eppure mai come ora è diventata più necessaria la presenza di chi sceglie di disertare la guerra in una società confusamente e stolidamente acquiescente.
Perché, come scrive Goffredo Fofi: dire “noi non ci stiamo” è più che mai indispensabile, è il primo passo, inventando e dialogando, costruendo e abbracciando – con i nostri “no” e con i nostri “sì”.
Comprendere le dinamiche umane di disuguaglianza, così come i propri privilegi è il primo passo per poter scardinare quotidianamente il paradigma dominante e riconoscere che la guerra è una merda!
Scegli di essere il cambiamento: UNISCITI A NOI!